Potremmo citare innumerevoli statistiche che dimostrano quanto, negli ultimi anni, il settore dell’e-commerce sia stato protagonista di una fase di espansione senza precedenti. Ed è proprio sulla base di simili risultati che moltissime aziende hanno deciso di fare il “grande salto” nel mondo del commercio elettronico, talvolta però mettendo in secondo piano le attività basate sui tradizionali canali di vendita.
Amazon sorprende… con una mossa controcorrente
Alla luce dell’attuale scenario, la notizia secondo cui Amazon ha intenzione di inaugurare negli USA centinaia di nuovi punti vendita fisici potrebbe essere scambiata per un pesce d’Aprile – in effetti, siamo anche nel periodo giusto dell’anno.
Ma non si tratta affatto di uno scherzo: il colosso dell’e-commerce (talmente grande e remunerativo da avere contribuito, da solo, a oltre la metà della crescita 2015 dei profitti delle vendite online!) lo scorso autunno ha inaugurato a Seattle il suo primo negozio fisico di libri e prossimamente prevede di inaugurarne altri 400 in varie località degli USA.
Ciò che molti considerano alla stregua di azzardo, o ancor peggio un nostalgico ritorno al passato, è in realtà una prova di grande lungimiranza da parte di Amazon, che ha compreso come l’esperienza di acquisto online non possa più essere considerata come slegata da quella fisica.
Questo concetto è espressione del principio dell’omnicanalità, ovvero la “driving force” in base alla quale oltre il 90% dei giovani oggi effettua ricerche in rete per il suo shopping, eppure il 46% di essi sceglie di finalizzare l’acquisto di persona, in negozio (fonte: PowerReviews). Inoltre, per quanto le vendite online infrangano anno dopo anno sempre nuovi record, bisogna ricordare che esse impallidiscono di fronte ai volumi di vendita che tuttora caratterizzano i negozi fisici: quest’ultimo canale quindi non può, e non deve, essere sottovalutato.
E-commerce e vendite fisiche? Due alleati, non due nemici
In anni recenti, spinte dalla ventata di ottimismo legato all’e-commerce e rincuorate dalle statistiche che lo additavano come il business del futuro, migliaia di aziende hanno puntato tutto (o quasi) sulle vendite online.
Purtroppo, però, molte di queste aziende hanno scoperto a proprie spese che non era tutto oro ciò che luccicava: da una parte, come già ci è capitato di discutere in più occasioni, debuttare sul panorama dell’e-commerce non implica automaticamente il raggiungimento del successo auspicato.
E, dall’altra, l’esempio di Amazon ci ricorda una questione forse più sottile, eppure fondamentale. I business hanno sottovalutato, e parecchio, i tradizionali canali di vendita fisici finendo così su una strada pericolosa: quella di offrire un servizio interamente digitale che, per quanto bello ed esteticamente curato, non risponde alle reali esigenze dei consumatori che privilegiano invece le esperienze di acquisto all’insegna della compenetrazione tra online e offline.
L’omnicanalità e le annesse tematiche del Web to Store, che consistono in strategie atte a garantire reciproci benefici alle vendite tradizionali e su internet, non rappresentano solo il futuro dell’e-commerce, ma anche e soprattutto il presente.
Occorre quindi puntare su iniziative che offrano all’acquirente facilità di accesso alle informazioni, in qualunque luogo e da qualunque dispositivo, soddisfazione delle aspettative e un’esperienza di acquisito appagante tale da creare una connessione positiva e duratura col brand. E, naturalmente, la possibilità di acquistare sempre secondo la modalità (in store o online) preferita.